Il Faraone misterioso dei Musei Vaticani
La stele di Hatshepsut conservata nel Museo Gregoriano Egizio in Vaticano, mostra il potente Faraone Thutmosi III, XVIII dinastia, che ebbe un regno lunghissimo e fu uno dei sovrani militarmente più importanti della storia dell’Egitto. In particolare si occupò di riorganizzare l’esercito introducendo l’uso dell’elmo, l’arco a lunga gittata e il carro da guerra.
Una delle principali scelte di Thutmosi III in politica interna fu quella di incrementare ulteriormente la potenza economica del clero del Dio Amon a Karnak.
Di Thutmosi rimangono due magnifici obelischi: uno a Istanbul, decorava in antico la spina del circo di Costantinopoli, l’altro a Roma, detto obelisco Laterano perché si trova presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, era stato collocato dai romani nel 357 d.C sulla spina del Circo Massimo. Alto 32 metri, in granito di Assuan, è l’obelisco monolitico più alto del mondo e il più antico degli obelischi di Roma.
Thutmosi III è raffigurato nella stele vaticana nell’atto di porgere delle offerte al Dio, sfoggia la corona bianca dell’Alto Egitto, porta la barba posticcia e indossa il corto gonnellino detto shendit, ma un altro faraone lo precede in posizione privilegiata prossima al Dio, le sue mani reggono i doni per Amon, due vasi globulari, sfoggia lo shendit ma indossa la corona azzurra Khepresh del Nuovo Regno.
Questo Faraone è Hatshepsut, una donna vestita da uomo, la Grande Sposa, ovvero la sposa principale del faraone Thutmosi II. Accadeva spesso che la madre di un faraone bambino fungesse da eeggente, ma Hatshepsut pur non essendo la madre di Thutmosi III, era riuscita, per motivi di prestigio dinastico, appoggi politici e ruolo sacrale, a diventare prima reggente, poi ad assumere il potere assoluto proclamandosi e agendo da faraone per oltre vent’anni.
Gli antichi Egizi non avevano neppure un nome che indicasse il ruolo femminile di regina, per questo la vicenda del Faraone-Donna risulta tanto eccezionale. E altrettanto incredibile appare il ruolo subordinato di Thutmosi III, tanto che Hatshepsut aveva persino costituito una nuova coppia reale per motivi cerimoniali, associando come consorte la propria figlia Neferura. Alla morte di Hatshepsut, Thutmosi III governò in autonomia, decretando una sorta di damnatio memoriae della matrigna, ordinando la distruzione delle statue, effigi, bassorilievi, iscrizioni che la raffiguravano nei templi e nei monumenti da lei commissionati.
La memoria del Faraone-Donna doveva essere cancellata per sempre… la stele Vaticana, sopravvissuta alla furia iconoclasta, testimonia una vicenda unica nella storia millenaria dell’Antico Egitto.