Gustavo Rol: il paranormale e le rose
Non sorprende che a Torino, città in cui il retaggio druidico celtico ha lasciato un sostrato permeabile alle successive suggestioni esoteriche e simboliche, tanto da rappresentare uno dei vertici dei triangoli per la magia bianca con Praga e Lione e magia nera con Londra e San Francisco, abbia vissuto e praticato Gustavo Adolfo Rol considerato l’ultimo grande spiritista italiano. Rol, uomo dell’alta borghesia torinese, colto e brillante, plurilaureato in legge, economia e biologia medica, apriva il suo salotto in cui accadevano fatti straordinari ad ospiti eccellenti dell’aristocrazia, delle alte sfere politiche, del mondo artistico e dello spettacolo. Sebbene prese le distanze da definizioni di sensitivo, medium, mago, veggente, taumaturgo, mentalista, ed incisiva fu la sua affermazione: “Né medium, né mago, sono Rol”, i suoi esperimenti e le sorprendenti previsioni inquietarono, affascinarono ed alimentarono la sua fama. Nel 1927 scrisse sul suo diario: “ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale e il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò mai più nulla. La mia ricerca è finita”. Einstein, Mussolini, la Regina Elisabetta, Fellini, Giovanni Agnelli, Dalì, Sordi, Zeffirelli, Gasmann, Bompiani, Dino Buzzati, Kennedy, Reagan e molti altri si rivolsero a lui per un consulto, affascinati dalla sua ricerca sull’esplorazione delle possibilità umane e di una dimensione più ampia della mente. Per tre volte i comandi nazisti tentarono di portarlo in Germania da Hitler, ossessionato dall’occulto ed intenzionato ad averlo al suo fianco. Utilizzò, invece, i suoi “poteri” per salvare uomini durante la II Guerra Mondiale, quando si impegnò a fare esperimenti di fronte agli ufficiali tedeschi in cambio della vita dei prigionieri. Enigmatico protagonista del XX secolo, era seguito da scettici, critici, ammiratori, seguaci, ma non amava mettersi in mostra. La sua fama iniziò a diffondersi negli anni ’70 quando, ormai anziano, venne classificato come elegante illusionista da razionalisti, giornalisti e ricercatori, mentre, per chi aveva sperimentato da vicino le sue grande doti, divenne una figura leggendaria. Non lucrò mai sulle sue facoltà, anzi, disponendo di un ingente patrimonio di famiglia, smise di lavorare. Richiesto da molti centri di parapsicologia, maghi e giornalisti divulgatori, per dimostrare le sue capacità non si sottopose a controlli scientifici, considerando i suoi prodigiosi esperimenti frutto di un impulso spontaneo non ripetibile a comando, fatti sotto l’impulso di un ordine ignoto, di cui lui era il grande esecutore. Nei suoi esperimenti apparentemente vinceva i limiti spazio-temporali modificando la consistenza della materia che disgregava o materializzava, considerandola come realtà illusoria. Rol esprimeva la sua sensibilità e spiritualità attraverso la musica, suonando violino e pianoforte, e dipingendo. I suoi quadri, dipinti con soli tre colori, sono il suo testamento spirituale. Dal 1934 alla sua morte, nel 1994, si dedicò alla pittura delle rose quale tema ricorrente, costante, rappresentate nel momento del massimo rigoglio, un momento prima dell’inizio del loro disfacimento, come a voler fermare un’eterna bellezza. I collezionisti raccontano di come Rol animava e le sue rose a distanza, facendo sprigionare intensi profumi. Ancora oggi Rol, a dispetto degli assunti scientifici e razionali, affascina e coinvolge, e la vera magia risiede proprio nel suo mistero.
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