Napoli la dolce
Il fascino di Napoli non risiede solo nei suoi palazzi, nelle piazze, nelle innumerevoli chiese e monasteri, nei meravigliosi musei, nella vitalità gioiosa dei napoletani. La gastronomia gioca un ruolo importantissimo nel diffondere l’immagine partenopea nel mondo: la pizza, vera icona planetaria in mille varianti, legate alla tradizione dei maestri pizzaioli o innovative e sperimentali, tali da incuriosire anche i palati più difficili; gli spaghetti ‘ca pummarola oppure alle vongole, gli gnocchi alla Sorrentina, le fritture di terra e di mare. Eppure mangiare napoletano vuol dire anche tuffarsi in un mare di dolcezza. Percorrendo le vie dei quartieri storici, Spaccanapoli, via dei Tribunali, via Toledo, le vetrine dei bar e delle pasticcerie si offrono agli sguardi ammaliati, traboccanti di delizie, tentazioni irresistibili anche per i palati più difficili. Nei vicoletti del centro città ci sono tantissimi laboratori di pasticceria ed è quasi impossibile restare indifferenti all’aroma che raggiunge le strade. Non è raro entrare in un palazzo ed essere avvolti da un unico profumo che racchiude babà, pastiere, zeppole o sfogliatelle. E un detto napoletano recita: “Napule tre cose tene belle: ‘o mare , o’ Vesuvio, e ‘e sfugliatelle“.
I dolci napoletani sono famosissimi ed inconfondibili, un corteo allegro e godurioso, capitanato da un Re e una Regina circondati da una vera corte di zucchero.
‘O Re ..il Babà..è uno dei dolci simbolo della cucina partenopea, soffice, goloso, imbevuto di rum, nato nel freddo nord della Francia. Come in tutte le storie, c’era un Re, un vero Re polacco in esilio, Stanislao Leszczinski, che per addolcire la sua melanconia decise di bagnare col Madeira una fetta di Kugelhopf, un dolce tipico austriaco, aggiunse poi uva passa, canditi e zafferano e lo battezzò Ali Babà, dal racconto ” Le mille e una notte”. Il Re polacco aveva una figlia, Maria, Regina di Francia e fu proprio a Versailles che il rum giamaicano, di gran moda a corte, sostituì il Madeira, il Babà perse i canditi, uvetta e zafferano e acquisì la forma tipica a fungo. Da Parigi a Napoli il passo è breve visto che vi regnano due Regine sorelle, Maria Antonietta e Maria Carolina. Il successo fu immediato e dalla corte il Babà, dal sapore zuccheroso e vellutato al rum, si spostò alle pasticcerie cittadine fino a diventare prima il tipico dolce borghese da passeggio della Napoli bene e poi il moderno street food della Napoli contemporanea. Esistono comunque altre varianti di questo dolce che utilizzano il limoncello al posto del rum, oppure usano una bagna di sciroppo di frutta o caffè.
‘A Regina ..la Sfogliatella..come tutti i dolci più famosi, anche questa delizia è nata per caso. Narra la leggenda che nel ‘600 una monaca di clausura del Convento di Santa Rosa di Conca dei Marini, sulla costiera amalfitana, decise di utilizzare della semola avanzata cotta nel latte, zucchero, frutta secca e liquore al limone per creare un ripieno di due sfoglie di pasta a forma di cappuccio di monaco. Il dolce, chiamato Santarosa, in seguito arricchito anche con crema pasticciera e amarene, veniva inserito nella classica ruota e venduto all’esterno. Nel 1818 un pasticcere napoletano, Pasquale Pintauro, modificò la ricetta originale, inserendo la ricotta e togliendo la tradizionale protuberanza a cappuccio della sfoglia.
Era nata la sfogliatella che esiste in due varianti, riccia e frolla, a seconda dell’involucro esterno. Il ripieno della sfogliatella classica, riccia o frolla che sia, è tradizionalmente costituito da ricotta, zucchero, uovo e semolino, spesso arricchito di scorze candite d’arancio e di cedro e di aroma di vaniglia o cannella. Le sfogliatelle vanno mangiate rigorosamente appena sformate, ma bisogna fare molta attenzione perché il ripieno potrebbe essere ustionante!
Resistere ai dolci napoletani è veramente difficile se non impossibile: sono tanti, variegati, uno più goloso dell’altro e spesso le porzioni sono abbondanti. I dolci napoletani più tipici si preparano soprattutto a Natale, quando non possono mancare struffoli e roccocò, e Pasqua. Il giovedì di Pasqua normalmente in ogni casa si prepara la Pastiera seguendo una ricetta che viene reinterpretata di famiglia in famiglia, utilizzando il grano, la ricotta, aromi, millefiori e canditi.
E da ultimo come non citare la deliziosa Torta Caprese, dall’aroma intenso di cioccolato e mandorle, un dolce adatto anche ai celiaci perché la ricetta non prevede farina.